di GIANLUCA MARCHI
Reduce da un paio di giorni a Roma, ho raccolto questa battuta per chi ha avuto modo di incrociare Silvio Berlusconi di recente: "Ormai il Cavaliere è ridotto come Gheddafi ai suoi ultimi giorni, non si capisce più se sappia cosa dice e cosa fa!".
Sarà magari un eccesso, ma guardando le ultime mosse dell'Uomo di Arcore non si può che essere d'accordo: sostiene il governo Monti per un anno, rivendica di aver mandato lui il professore a Bruxelles come commissario, poi d'improvviso cambia parere (sotto l'influenza di quello scienziato di Brunetta), dice peste e corna del premier, lo fa dimissionare, si impalca come l'unico politico italiano che può fermare gli odiati comunisti (anche se ultimamente non usa il termine), ma dopo pochi giorni ci ripensa e tenta di rimettere il cappello su Monti il tassatore benedicendolo come candidato premier se saprà riunire tutti i moderati, Lega compresa, anche se si affretta ad aggiungere di non credere che lo farà. All
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