di ROMANO BRACALINI
C’eravamo rallegrati troppo presto. A una settimana dall’annuncio delle dimissioni “irrevocabili”, che avevano scosso il panorama politico italiano e costretto a calcoli di sopravvivenza politicanti precari, come Fini,Casini,insieme all’esercito dei nuovi postulanti, ecco che la finanza europea, il PPE, i poteri occulti intrecciati tra sacro e profano, vengono in soccorso di Monti e, nel disprezzo d’ogni regola costituzionale, vorrebbero imporlo come “l’uomo della provvidenza” in una operazione cinica e maldestra che trasforma il Paese in un protettorato dell’Europa a guida tedesca. Non che Monti abbia le qualità taumaturgiche che gli si attribuiscono, e che a noi sfuggono; è esattamente il suo contrario ovvero il suo carattere scolorito, di apprendista politico, benché circonfuso di spocchia e di alterigia, a farne il funzionario ideale disposto a piegare la schiena senza doverne risponderne a nessuno, tranne appunto che al nuovo Direttor
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