di REDAZIONE
«Venivano tutti qui a battere cassa, nella Prima e nella Seconda Repubblica. All'inizio tutto quel che chiedevo di fare era proibito. Ma una volta incassati i denari, guarda un po', la politica cambiava idea...» è una furia, al telefono, Sandro Polita, l'imprenditore che con le sue denunce ha innescato l'ennesima inchiesta lombarda sulla malapolitica. Ha 51 anni, Polita, ma è un uomo che viene da lontano: si scottò già le mani ai tempi di Mani Pulite, venne arrestato nel '93 per qualche elargizione proibita alla Dc ma se la cavò. Ma oggi come allora non ha cambiato il suo modus operandi, secondo il quale affari e patti di ferro con la politica vanno di pari passo. Per dirla alla francese, Polita ha sempre pagato mazzette. «Eh certo, perché se vuoi lavorare devi passare alla cassa. Ma adesso sono deciso a dire tutto quello che so sugli ultimi 15 anni. E soprattutto a dimostrare che non sono un bancarottiere come mi vogliono dipingere...».
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