di GIANLUCA MARCHI
L'ennesimo patto di Arcore fra Pdl e Lega è stato dunque sancito. Per gli osservatori un po' scafati della politica tale conclusione era prevedibile già da alcune settimane. Diciamo che le due parti hanno fatto un po' di "ammuina", cioè hanno fatto finta di agitarsi per dare l'impressione di avere in atto un braccio di ferro ad uso e consumo delle proprie basi elettorali. Soprattutto il Carroccio ha dato l'impressione di puntare i piedi sulla questione della candidatura a premier di Silvio Berlusconi, questione apparentemente risolta con l'escamotage del "capo della coalizione" che può essere diverso dal futuro candidato premier. "Se non è zuppa è pan bagnato" dicono dalle mie parti: la sostanza è che il Cavaliere è ancora una volta il capo dell'alleanza Pdl-Lega e se mai questo vecchio centro-destra dovesse vincere le elezioni, un possibile premier diverso dall'Uomo di Arcore sarebbe comunque nelle sue mani (anche se lui facesse il ministro dell'Economia,
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