di REDAZIONE
A lanciare il sassolino, pardon, il pietrone è stato Vittorio Feltri, nelle battute finali di un’intervista a Panorama: «Il vero Giannino è una via di mezzo tra Bossi e Di Pietro. Un illusionista, un millantatore, uno che si è inventato di aver cantato allo Zecchino d’Oro e quando gli hanno fatto notare che non figurava nell’albo dei partecipanti si è inventato di esserci andato con un nome falso».
Ed ecco che la curiosità s’incendia, poiché se avesse ragione Feltri la vicenda di Oscar Giannino ascenderebbe dalle minuzie della cronaca alla grandezza dell’arte. Da materiale per cronisti diverrebbe materia da letterati e cinefili. Stralunata fantasia strappata alle Avventure del Barone di Münchhausen, il nobiluomo tedesco che raccontava di aver battuto i fondali marini a cavallo e di aver duellato con un mantello ammalatosi di rabbia dopo il morso di un cane. O, per volare un po’ più bassi, la millanteria del leader di Fare rientrerebbe nel ca
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