di LUCIANO CAPONE
La scorsa settimana, dopo un lungo sciopero della fame, è morto un dissidente cubano. Era Wilman Villar, un ragazzo di 31 anni condannato a quattro anni di carcere dopo una manifestazione di protesta. Nell’ultimo post sul suo blog, la dissidente cubana Yoani Sanchez aveva avvisato che presto il regime dei Castros avrebbe iniziato a infangare Villar. Puntualissimo, il giorno dopo, arriva un comunicato del governo: Villar era un criminale ad è morto per “un’insufficienza multi-organo conseguente a un grave processo respiratorio settico”, insomma “non era un dissidente, né era in sciopero della fame”.
È vero, Villar era un criminale. Lo era per il semplice motivo che a Cuba tutti i dissidenti sono criminali: in una dittatura oppressiva che non lascia libertà di parola, di associazione, di movimento, di usare internet, è facile diventare criminali. “Siamo 11 milioni di delinquenti – dice Yoani Sanchez – siamo profughi da un codice penale che