di ROMANO BRACALINI
Qualche giorno fa a Lampedusa, nell’anniversario della tragedia del 3 ottobre 2013, i manifestanti, tutti di provata fede globalista, portavano uno striscione con la scritta: ”A Lampedusa per difendere le persone e non i confini”. Un capolavoro di improntitudine, come se una cosa - difendere le persone -, dovesse per forza di cose negare l’altra - la difesa dei confini. Ma c’è in questo ragionamento un antico riflesso che risente delle due culture dominanti, la comunista e la cattolica: un residuo di internazionalismo sfociato nel globalismo e una buona dose di indulgenza cattolica riassunta in un prontuario di buone intenzioni. Avete sentito la Boldrini fare l’elogio del globalismo, dell’immigrazione come opportunità del nostro domani,con voce monotona, incolore, marchigiana, con poca padronanza della lingua? E’ la corrente maggioritaria della nostra classe politica, buona a niente ma capace di tutto.
Churchill diceva: ”L’Italia è il
L’Australia respingerà i clandestini ma l’immigrazione di massa di non europei è una politica accettata da ogni gruppo politico di rilievo da una quarantina di anni (fenomeno solo brevemente interrotto dal movimento populista “One Nation” di Pauline Hanson). Il ricambio demografico è molto più evidente lì che non in Italia.
http://goo.gl/cRuFrW
http://www.vho.org/aaargh/ital/macdorec.html
L’opinionista, focalizzandosi esclusivamente sul ruolo giocato dalla sinistra e la Chiesa, non sembra notare il pezzo chiave del puzzle del ricambio demografico. Si leggano, in particolare, “Celebrare la diversità” e “L’immigrazione” nella recensione di Hornbeck.