di LUIGI CORTINOVIS
Oggi, 25 giugno 2025, il governo argentino, guidato dal presidente Javier Milei, ha annunciato, tramite il suo portavoce Manuel Adorni, l’eliminazione del Día del Empleado Público (La giornata dell’impiegato pubblico), una giornata non lavorativa celebrata tradizionalmente il 27 giugno, attraverso un decreto che sarà pubblicato a breve sulla Gazzetta Ufficiale.
La decisione, motivata dall’intento di eliminare privilegi percepiti come ingiustificati per i dipendenti pubblici, ha scatenato immediate reazioni di protesta da parte dei sindacati, in particolare dall’Associazione dei Lavoratori dello Stato (ATE), guidata da Rodolfo Aguiar. Adorni ha sostenuto che lavorare nel settore pubblico dovrebbe essere un servizio per i cittadini, finanziato dai contribuenti, e non un’occasione per godersi giorni di riposo non previsti per i lavoratori del settore privato.
Aguiar ha definito la misura un “nuovo atto despótico”, tipico di un regime autoritario, accusando il governo di voler distruggere il ruolo e la dignità dei dipendenti pubblici. In un post su X, ha criticato aspramente Adorni, sostenendo che il portavoce gode di privilegi personali e ha riempito la segreteria di Comunicazione con familiari e militanti libertari percepiti come sueldati milionari, nonostante non abbiano mai lavorato onestamente. Il leader sindacale ha sottolineato che solo il Congresso può modificare una legge come la 26.876, che istituisce il Día del Empleado Público, rendendo il decreto del governo potenzialmente illegittimo.
La mossa del governo si inserisce nel contesto di una politica più ampia di riduzione del ruolo dello Stato e dei suoi costi, un pilastro dell’agenda libertaria di Milei. Tuttavia, i sindacati vedono questa decisione come un attacco diretto ai lavoratori pubblici, accusando l’esecutivo di ignorare le loro condizioni e di perseguire un’agenda ideologica.
Aguiar ha promesso resistenza, affermando che i sindacati non permetteranno la cancellazione di un giorno che riconosce il contributo dei dipendenti pubblici, e ha lasciato intendere la possibilità di mobilitazioni future per contrastare la misura.
La controversia riflette le tensioni crescenti tra il governo Milei e i sindacati, che vedono nell’eliminazione del giorno festivo un simbolo della svalutazione del lavoro pubblico.
Mentre l’amministrazione difende la scelta come un passo verso l’efficienza e l’equità, i sindacati la interpretano come un ulteriore tentativo di smantellare i diritti acquisiti, alimentando un clima di scontro che potrebbe intensificarsi nei prossimi giorni. La disputa mette in luce il divario tra la visione libertaria del governo, che privilegia il settore privato, e le richieste dei lavoratori pubblici, che chiedono rispetto e protezione del loro ruolo nella società argentina.
Se è una “giornata NON lavorativa” è una giornata come tutte le altre e quindi non ha alcuna ragione di esistere.
Quando mai quegli ignoranti fancazzari culidipietra parassiti lavorano, specie nei paesi latini?