di SALVATORE ANTONACI
Sono oramai lontani i tempi nei quali la severa Prussia, culla armata dello stato nazionale tedesco, e l'austera Germania del nord protestante potevano permettersi di guardare dall'alto in basso con notevole dose di iattanza i cugini bavaresi giudicati sommariamente come chiassosi, provinciali e prodigali al punto da rischiare il tracollo delle proprie finanze. Oggi, l'ex-regno dei Wittelsbach, dominio fatato del Ludwig immortalato nella celeberrima pellicola di Luchino Visconti, vanta, a buon diritto, una posizione di eccellenza,assieme a poche altre, tra le regioni europee in quanto a produttività economica e grandi brand come Audi, Siemens, BMW, Allianz e Adidas stanno a testimoniarlo. Non bastassero le firme illustri l'eloquenza dei numeri si incarica di corroborare questo dato di fatto: con oltre 430 miliardi di controvalore (dati del 2007), il PIL bavarese sarebbe sufficiente a garantire a Monaco il diciassettesimo posto nella graduatoria planetaria.
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