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Tutti i disastri del “titolo v” della costituzione italiana

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di CLAUDIO BERTOLAZZI Prima o poi (meglio prima) bisognerà affrontare una questione costituzionale tanto importante quanto trascurata: se Amato, oggi in odore di candidatura al Colle,  non avesse modificato "in articulo mortis" (nel 2001, il governo sarebbe caduto dopo pochi giorni) e con pochi voti di scarto il Titolo V della Costituzione, oggi il Paese potrebbe essere in condizioni certamente migliori. Per chi non lo ricordasse, questa sciagurata modifica ha comportato che varie materie, tra cui la gestione del territorio, fossero assoggettate a "poteri concorrenti" (e quindi paritari) tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Inoltre veniva attribuita a Regioni ed enti locali la possibilità di imporre tributi a discrezione, mentre in precedenza tale facoltà era fortemente limitata. Ovviamente TUTTI gli enti "concorrenti" si precipitarono a  legiferare ed a creare nuove strutture per gestire le nuove competenze con un ovvio e gigantesco incremento della spesa. In sostanza,
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