di GIANMARCO LUCCHI
È un sistema che ricorda quello della Tangentopoli di vent'anni fa, con un partito, la Lega Nord, che avrebbe creato un sistema di rastrellamento di soldi a partire dal 2008. È questo, secondo gli addetti ai lavori, la fotografia che emerge dall'inchiesta che ha coinvolto il presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni. Dall'indagine emergerebbe, da quanto si è appreso, un giro di tangenti di oltre un milione di euro (quattrini in parte elargiti e in parte promessi). Soldi che sarebbero stati versati in contanti tra il 2008 e il 2010, nell'ambito di una decina di accordi corruttivi, a Boni e al capo della sua segreteria Dario Ghezzi e a loro consegnati anche negli uffici della Regione. L'ipotesi degli inquirenti è che parte di quelle mazzette sia andata anche nell'interesse della Lega Nord.
Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni messe a verbale da cinque/sei indagati, tra cui lo stesso Marco Paoletti, ex esponente locale della Lega, Boni e
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