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Bruno Leoni aveva un debole per la “Common Law”

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di SERGIO RICOSSA A chi non abbia avuto la fortuna di conoscere personalmente Bruno Leoni, prima della sua prematura scomparsa, riesce difficile immaginare il suo carattere. Leoni era un personaggio atipico, dissimile da molti suoi colleghi docenti universitari. La sua cultura spaziava in lungo e in largo, senza confini, e invalidava la diceria che il modo migliore per non mostrare i limiti del proprio sapere è il non valicarli. Leoni li valicava acrobaticamente, sfruttando conoscenze enciclopediche rinforzate dalle cinque o sei lingue straniere che leggeva e scriveva con facilità. La sua conversazione era un torrente spumeggiante eppure chiaro, perché il professor Leoni parlava senza usare il gergo degli specialisti. Infatti non era uno specialista. Il suo campo d’interesse andava dal diritto all’economia, dalla politica alla filosofia, dai classici ai contemporanei. Eppure non era un topo di biblioteca. Discorreva con humour senza usare i paroloni buoni solo per gl
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