di REDAZIONE
VENEZIA - Il 15 maggio del 2009 Roberto Calderoli varca i cancelli della caserma della guardia di finanza di Milano. Qui, in un lungo interrogatorio, si difende dall'accusa di aver intascato due buste contenenti 200 mila euro ciascuna. Mittente del regalo, l'ex numero uno della Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani. E a consegnare il denaro, secondo l'accusa, è il parlamentare del Pdl Aldo Brancher, uomo di collegamento tra il Pdl e la Lega. Un sodalizio, quello tra Brancher e Calderoli, che si conferma più forte che mai nella gestione degli affari della Lega, i cui bilanci - sospettano i pm - venivano truccati dall'ex tesoriere Francesco Belsito per camuffare gli esborsi a favore della famiglia Bossi e del cerchio magico.
Tra i beneficiari dei soldi ottenuti, si legge negli atti, figura anche il senatore del Carroccio Roberto Calderoli. Che a quanto emerge dagli atti non si accontenterebbe di stornare un po' di denaro dai fondi del movimento padano, ma sarebbe di
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