di MATTEO CORSINI
"Tra il 1973, anno d’ingresso della Gran Bretagna nella Cee a oggi, i tassi di crescita della ricchezza e di progresso economico in Europa sono stati rilevantissimi perché il guardare avanti, in forma collettiva, con grande fiducia e ottimismo ha alimentato i grandi cambiamenti positivi, ora invece prevarranno le incertezze e le instabilità; propellenti potenti che freneranno fortemente la diffusione del benessere". Leggendo alcuni articoli dedicati al post Brexit ci si imbatte in ricostruzioni storiche piuttosto fantasiose. Generalmente gli apocalittici, come Giuseppe Maria Pignataro, di cui le parole poco sopra, sostengono che tutto quello di buono c’è stato in Europa negli ultimi decenni lo si deve alla CEE prima e alla Ue poi. Il tutto perché si sarebbe guardato avanti “in forma collettiva”, mentre “ora invece prevarranno le incertezze e le instabilità”.
L’incertezza fa parte della vita ed è una pia illusione pensare di poterla rimuovere
Dazi, tasse, limitazioni, ingerenze sono la fonte di parte degli introiti degli stati.
Lo sanno tutti e lo capiscono tutti che la merce si può e di dovrebbe scambiare semplicemente tramite contratti privati.
Ma lo stato ha fame.