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Ci prospettano un orizzonte di povertà (in)sostenibile

Da leggere

di RAFFAELLO SAVARESE Nel 1992 Francis Fukuyama dava alle stampe il suo saggio più famoso: La fine della Storia. In esso, il politologo americano teorizzava che il progresso dell’umanità verso un liberalismo democratico, pur con dinamiche diverse, da paese a paese, avesse raggiunto il suo traguardo e il suo culmine: un cammino unidirezionale e ormai irreversibile. In effetti, l’epoca contemporanea, ossia il periodo dalla Rivoluzione francese in poi, è stata segnata dalla maturazione della consapevolezza del diritto naturale e dalle conquiste della libertà, in più parti del mondo: la sconfitta delle dittature, la caduta del comunismo. Con il muro di Berlino cadeva la cortina di ferro e la contrapposizione tra i blocchi. Nel 1994 la Russia entrava nella Pfp, la partnership con la Nato: quest’ultima apriva uffici a Mosca e la Russia era invitata a partecipare alle riunioni dell’alleanza atlantica. Un’era permanente di pace e libertà sembrava essersi ape
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