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Crediti inesigibili, tra sofferenze e piagnistei

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di MATTEO CORSINI

Come è noto, durante e dopo il periodo nel quale il Sistema unico di vigilanza della Bce ha messo in consultazione una proposta che prevede, in sintesi, che le sofferenze vengano svalutate interamente in due anni se prive di garanzie, e in sette anni se assistite da garanzie, in Italia si è assistito al (solito) corale piagnisteo da parte di banche, industriali e politici.

Le prime, perché la proposta della vigilanza implicherebbe una accelerazione delle svalutazioni, ancorché solo sulle nuove sofferenze, con impatti economici e patrimoniali anche significativi su bilanci spesso già in condizioni precarie.

I secondi, perché se ciò che propone la vigilanza Bce diventasse prassi operativa le banche finirebbero per adottare criteri più stringenti per l’erogazione del credito. Una circostanza che chi è abituato a campare di credito bancario per lo più a breve termine e ad avere imprese carenti di mezzi propri non può far altro che temere.

Gli ultimi, perché sono sensibili all’azione dei lobbisti delle prime due categorie, oltre al fatto di volere prevalere sui tecnocrati.

Tra le tante dichiarazioni ne cito solo un paio. Quella di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, secondo il quale l’Europa “non può agire in una logica burocratica, ma deve agire in una logica politica”. E quella di Giuseppe Guzzetti, immortale dinosauro già politico democristiano, poi presidente da due decenni della Fondazione Cariplo, oltre che dell’ACRI, che associa le fondazioni bancarie. A suo parere, “le decisioni sulla valutazione degli Npl nei bilanci bancari spettano al Parlamento europeo e non ai burocrati di Francoforte”.

Lungi da me voler difendere a spada tratta i tecnocrati, ma il solito grido al complotto contro l’Italia dei signori di cui sopra lo trovo patetico. Se un debitore smette di onorare i propri impegni e la banca non dispone di garanzie, non mi sembra una pretesa totalmente assurda quella di considerare totalmente inesigibile quel credito dopo due anni di inadempienza. Né mi sembrano pochi sette anni per i crediti assistiti da garanzie.

Si potrebbe anche osservare che la formula proposta dalla Bce è “comply or explain”, ossia fai come ti suggerisco, oppure documenta il perché ti comporti diversamente. Va però precisato che è indubbiamente vero che “comply or explain” è una formula in realtà simile a “questa offerta non si può rifiutare” di don Vito Corleone nel Padrino.

Generalmente ciò che la vigilanza “suggerisce” è di fatto da considerare come una imposizione, a meno che non si abbiano argomenti veramente solidi per divergere. Il fatto è che nessun banchiere si mette di traverso alla vigilanza, ben sapendo che il vigilante qualcosa che non va può sempre trovarlo e che certe “offerte” è bene non rifiutarle se ci si tiene alla propria sopravvivenza professionale. Ma non è chiedendo di allungare (o non accorciare) i tempi che si risolve il problema. E se proprio si invoca l’intervento politico dovrebbe essere per poter disporre di strumenti giuridici che consentano di recuperare più velocemente il recuperabile.

Al contrario, chiedere che la politica renda non completamente inesigibile un credito il cui debitore non paga da anni, significa autocertificare che si è totalmente alla frutta, non solo come sistema bancario.

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