di GUGLIELMO PIOMBINI
Nella prima metà del XIX secolo il consenso generale per le idee liberali classiche e per il laissez-faire raggiunse il suo culmine. Queste convinzioni, secondo l’economista Deirdre McCloskey, generarono un clima favorevole agli scambi, al lavoro e alla dignità dei ceti produttivi, e furono alla base del “grande arricchimento” che, dal 1800 a oggi, ha moltiplicato la ricchezza di tremila volte. In quest’epoca l’America fu la nazione che si avvicinò maggiormente agli ideali dello stato minimo (nelle regioni dell’Est) e dell’anarco-capitalismo (nelle terre di frontiera dell’Ovest). Il carattere radicalmente libertario della società americana si rifletteva naturalmente nella cultura e nel pensiero dell’epoca. Se oggi i giovani americani studiano sui manuali di Paul Samuelson, Paul Krugman o di altri keynesiani, a quel tempo il testo di economia più diffuso negli Stati Uniti era il Trattato di Economia Politica di Destutt de Tracy, pubblicato
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