di MATTEO CORSINI
Ripetendo il copione che va in onda praticamente tutti i giorni da inizio giugno, Luigi Di Maio, riferendosi alla prossima legge di bilancio, ha affermato: “Noi pensiamo che si debba restare nei vincoli”, salvo aggiungere che “bisogna andare a quei tavoli a spiegare che i vincoli attuali vanno migliorati”.
Ho già sostenuto che non si capisce per quale motivo a “quei tavoli” dovrebbero concedere a questo governo più di quanto sia stato concesso a quelli precedenti, ma è la logica (illogica) dello statista di Pomigliano che fa cadere le braccia (per non usare espressioni più efficaci ma volgari): “Si è detto che per ridurre il debito bisogna rinunciare a posti letto nella sanità, alla pensione, allo stipendio, ai diritti dei lavoratori. Bisogna invertire la tendenza e dire ai Paesi Ue e alla Commissione che per una volta viene prima la sanità, il reddito, l'impresa e quindi l'abbassamento tasse. Si farà come si è fatto anche con l'immigrazio