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Domà nunch, ‘ndrangheta, pedemontana e diossina: parole vietate in lombardia

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di MATTEO COLAONE* Ci sono voluti cinque assesori regionali arrestati e tredici consiglieri indagati per innescare il probabile crollo finale del sistema di potere "Regione Lombardia". Un ragnatela di apparati orwelliani, dove politici e imprenditori, pubblico e privato, finanza e sanità, banche e speculatori immobiliari, volti vergini e i più indesiderati giocano una incredibile partita a Monopoly sulle nostre vite. Un congegno che ha il nome e la firma di una lobby confessionale che detiene l'assoluto controllo del destino di una delle maggiori metropoli europee. Ma che può anche miseramente incepparsi con un granello di sabbia. I cittadini lombardi sono vittime di tre parole che ben rappresentano questo incubo pseudo-istituzionale: la 'Ndragheta, ossia la mafia etnica trapiantata con il soggiorno coatto (premio, più che punizione, per i mafiosi); la Pedemontana, opera simbolo della macchina di distruzione, spartizione, sfruttamento totale della Terra; la diossina, l
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