di CARLO LOTTIERI
Forse s’illudono quanti oggi pensano che lo tsunami che s’è abbattuto sul cerchio magico di Umberto Bossi chiuda ogni ipotesi di disgregazione del Paese e rafforzi l’unità nazionale.
Anche a causa della crisi economica, che morde specialmente dove maggiore è la concentrazione del settore privato, la “questione settentrionale” è oggi più viva che mai. La distanza abissale che separa l’economia del Nord da quella del Sud è il principale dato strutturale della società italiana, destinato a trovare comunque un interprete politico. Senza dimenticare che sotto taluni aspetti proprio il crollo del Senatùr può rimettere in circolazione l’ipotesi di archiviare definitivamente Cavour e Garibaldi.
Vent’anni fa Umberto Bossi ha evocato il tema della frattura territoriale, ma poi ha provveduto a depotenziarlo, giocando su tutti altri tavoli. Dopo essersi caratterizzata come interprete ufficiale degli interessi e dei diritti settentrionali, la Lega
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