di ENZO TRENTIN
Sul mondo dei media grava l’accusa di un’informazione che non fa il proprio lavoro. E generalmente chi ha quest'idea pensa a un’informazione che dovrebbe avere un ruolo ancillare, essere una proiezione della comunicazione politico-partitica. Il trasformismo è una malattia che mina alla base la democrazia. In sostituzione dell’etica dell'informazione al pubblico viene diffusa la propaganda. È un tema che meriterebbe una più riflessione ampia.
Non è etico pensare che la stampa debba applaudire costantemente. Dove non c’è opposizione, dove non c’è il controllo democratico da parte di giornalisti che sono i cani da guardia del potere, è palese che il potere non si comporta bene. Il potere tende a prendere pessime abitudini che fanno male alla democrazia. Se si fa questo mestiere non si devono avere né amici né sentimenti. È necessario dire crudamente quello che succede e ci si deve porre delle domande, essere inopportuni e temuti. Solo così il g
Continua—ammetto che mi fa un pò male. Penso che il vostro giornale possa essere uno de grimaldelli per diffondere lideale indipendentista, e capisco che non vogliate appoggiare nessuno per non “buttarvi via”in caso di rradimenti, ma mettere Morosin alla pari di chi é stato nominato dallitalia, mi sembra ingiusto non solo nei suoi, ma nei confronti dell’ndipendentismo stesso. Onestamente, li sento un pò come delle critiche di uno che Morosin lo vede solo in tv…
Caro Fabrizio, credo che Trentin (come ha fatto sopra) le dirà la sua. Ciò che mi preme sottolineare, come vice-direttore, è che questo giornale l’unica posizione che prende è a favore dell’indipendentismo, sul quale proponiamo idee, ne ospitiamo altre, pensiamo serva un certo rigore teorico nel propugnarle, ecc. Inoltre, ciò che abbiamo sempre fatto è stato ospitare punti di vista di tutti coloro che (partiti o movimento) ci hanno scritto. Abbiamo sostenuto anche il plebiscito digitale, benché avessimo qualche perplessità, fino a quando abbiamo svelato l’imbroglio dei numeri. Ciò che non faremo mai è censurare il parere di un nostro collaboratore, cosiccome non censureremo mail il suo. GRAZIE MILLE!
Grazie a Lei,
di certo non pensavo a censure di nessun tipo. Non seguirei il vostro giornale altrimenti.
Grazie per il vostro lavoro e per quello che fate per la libertà.
Gentile Trentin,
nel mio piccolo, penso che la pensiamo esattamente allo stesso modo. Fermo restando gli altri due punti da me menzionati, il referendum in un paese civile é sempre consultivo di chi detiene il poter (il popolo) e di conseguenza deliberativo ( visto che chi detiene il potere delibera) laggettivo consultivo é un abberrazione presente in italia, che si sa non é un paese civile. Proprio per questo continuo a non trovare in fallo Morosin, che richiede un referendum secondo e non contro anche la costituzione italiana, e che conscio dellabberazione presente, ha anche la volontà politica di inchiodare litalia al vero significato di referendum, anche a livello internazionale, e di quindi far si che sia anche un referendum deliberativo. Ora, io non avrò la vostra oratoria, ma penso che se Morosin fosse li solo per la carega, non lavrebbe mollata 20 anni fa, rinunciando anche al vitalizio Già allora, e dannandosi come un cane per tutto il Veneto a fareincontri colla gente anche 2 volte per settimana. Ebbene si, per queste cose il mio appoggio va a Morosin, e ogni volta che questo giornale scrive inesattezze”
Caro Trentin, hai scritto delle inesattezze riguardo Morosi, non so se volute o meno. Mi permetto umilmente di riportarle
1)quando Morosin era LN, la lega parlava di indipendenza, siamo negli anni novanta. Lega da lui lasciata per l’evidenza di cosa stesse diventan;
2) i 14 milioni di autofinanziamento sono si un mezzo per non farlo, ma é stato introdotto da zaia, non da Morosin,che infatti si propone di cambiare questa parte;
3)parlare di referendum “consultivo” sa molto di italiano. All’estero i referendum consultano sempre il popolo, sta poi alla volontà politica di farli divenire attuativi, o essere antidemocratici con tutte le conseguenze che ne possono seguire;
4) questo punto é una mia opinione, l’Indipendenza si ottiene a piccoli passi. Celebrare un referendum istituzionale pone litalia di fronte le sue responsabilità anche internazionali, vedasi Catalunya. Pensare di programmare quello che verrà dopo, sa di stanlinismo. Fermo restando un periodo di trapasso a leggi italiane, il cambiamento strutturale sarebbe una democrazia, detta anche diretta, alla svizzera, dive quello che verrà sarà deciso direttamente dalla gente.
Nel mio piccolo, spero di essere stato utile.
Egregio FABRIZIOC, ho notato da tempo che lei è un sostenitore di IV; quindi i suoi sono commenti di parte, ovviamente.
S’intende che ognuno ha diritto alle proprie opinioni; ma la prego d’informarsi prima di scrivere LEI delle inesattezze.
Il referendum, nei paesi civili, è uno strumento per l’esercizio della sovranità popolare, e questa non si esercita attraverso “consultazioni”, ma DELIBERAZIONI.
In nessun paese civile i politici s’arrogano il diritto di deliberare contrariamente ad un esito referendario, salvo appunto nel caso tutto italico del referendum CONSULTIVO, per il quale rimane la responsabilità di tutti gli ex rappresentanti (Alessio Morosin compreso) di NON aver fatto nulla per eliminarlo.
Pensare ad un progetto istituzionale innovativo, NON significa programmare qualche cosa di staliniano. Significa bensì PROPORRE al popolo sovrano una soluzione per la quale scegliere, o meno, i candidati idonei.
Allo stato attuale, invece, i vari candidati chiedono d’essere scelti per le promesse elettorali che puntualmente disattendono il giorno dopo la loro elezione.
non ne hai salvato neppure uno… bravo!