di MATTEO CORSINI
Apprendo dall’ANSA che Giovanni Tria, neoministro dell’Economia, ha di recente completato un lavoro accademico nel quale presenta questa idea: “Un vasto programma di investimenti pubblici infrastrutturali potrebbe essere attuato e finanziato in deficit senza creare un problema di sostenibilità dei debiti pubblici attraverso un finanziamento monetario palesemente condizionato a livello europeo”.
Non si può certo dire che si tratti di un’idea particolarmente originale. In soldoni, si tratterebbe di farsi monetizzare il deficit dalla BCE, a patto che i soldi siano spesi in investimenti con il bollino della Unione europea.
A parte il fatto che le probabilità che un programma del genere trovi l’appoggio degli altri Paesi, Germania in primis, sono realisticamente vicine a zero, alla base di tutto c’è l’eterna illusione che creando denaro dal nulla si crei altrettanta ricchezza reale. Al contrario, la monetizzazione non fa altro che redistribuire
Tria sunt mirabilia. Deus et homo, mater et virgo, trinus et Unus…E allora mettiamocene una quarta, “gli investimenti pubblici infrastrutturali”, e poi paghiamola con nuove tasse. E la flat?