di MATTEO CORSINI
Qualunque pagatore di tasse sa che la più grande scemenza che si sente ripetere da anni è quella relativa al “fisco amico”. Se uno andasse oltre la retorica statalista, non dovrebbe avere dubbi nel ritenere la tassazione una violazione del principio di non aggressione nella forma riconducibile alla violazione della proprietà del pagatore di tasse mediante un atto che, nella sostanza, non è dissimile dal furto. Ma anche per coloro che non sono avversi alla tassazione quale violazione del principio di non aggressione, dovrebbe essere evidente che il fisco è tutt’altro che “amico”, a maggior ragione in Italia.
I casi di cronaca che smentiscono l’amicizia del fisco nei confronti dei pagatori di tasse sono innumerevoli. Per esempio, come riportato in un articolo sul Sole 24 Ore del lunedì a firma Giuseppe e Tonino Morina, capita che l’agenzia delle Entrate non solo sbagli, ma perseveri e smentisca se stessa.
Ecco quanto accaduto a Messina, seco
Vendetti due pezzi distinti DELLO STESSO terreno agricolo a due diversi compratori. Per una delle compravendite tutto OK. Per l’altra l’Agenzia delle Entrate mandò l’aumento di valore, ritenendolo erroneamente suolo edificatorio. Alla fine mi “convenne” a chiudere la vertenza con uno dei tanti “condoni”: insistere sarebbe stato più costoso, tra spese di giudizio (arrogantemente sempre compensate) e parcella commercialista. E’ un vaso di Pandora, rinuncio a tediarvi con tutte le vicende alle quali ho assistito come professionista, all’ossimoro del “fisco amico”!