In una lunga intervista a Milano Finanza, in cui si sforza di avere un tono rassicurante sull’attenzione a non far deragliare i conti pubblici, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non riesce a fare a meno di riproporre un paio di castronerie in voga nell’attuale maggioranza.
La prima riguarda l’obiettivo di “ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote di debito sovrano.” Si tratta di un songo autarchico che, nelle erronee convinzioni dei sognatori, metterebbe il debito pubblico italiano al riparo dalla speculazione e/o lo renderebbe più sostenibile.
Il fatto è che anche se il debito fosse detenuto al 100% da italiani non ci sarebbe un “libera tutti” alla spesa in deficit incontrollata, non fosse altro per il fatto che quanto meno che la parte detenuta da banche continuerebbe a circolare tramite operazioni di finanziamento collateralizzate proprio da quei titoli.
Se poi l’idea di avere in casa tutto il debito sottintendesse alla maggiore facilità di ristrutturazione, allora questo significherebbe implicitamente considerare il risparmio italiano una proprietà dello Stato, da utilizzare in caso di necessità. Non una grande prospettiva.
Il fatto è, tra l’altro, che il governo vorrebbe anche che il risparmio degli italiani (“il nostro petrolio”) fosse destinato anche a finanziare l’economia reale, tramite un “fondo sovrano nazionale”. A parte il fatto che i fondi sovrani sono tipicamente presenti in Paesi che abbondano di materie prime (tra cui il petrolio vero) da esportare, mentre in Italia sarebbe null’altro che un fondo di investimento pubblico con apporti anche di privati, nei desiderata del governo tutto dovrebbe restare in Italia, con buona pace della diversificazione e indignandosi, poi, se qualcuno perde soldi allorquando l’economia reale produce anche fallimenti (fase nella quale si sentono i lamenti e le accuse per la mancata tutela del risparmio, e giù con la citazione a memoria dell’articolo 47 della Costituzione). O, peggio ancora, ipotizzado garanzie che sarebbero null’altro che potenziali passività a carico dei soliti pagatori di tasse.
E’ positivo che certe uscite bislacche dei tempi in cui era all’opposizione siano ora prerogativa solo di alcuni personaggi che la circondano, ma di strada da fare mi pare ce ne sia ancora tanta. Certo è che con la “fluidità” (in senso lato) di chi le fa opposizione, non pare che l’alternativa sarebbe meglio. Anzi.
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