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Gli ambientalisti virtuosi coi soldi degli altri

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di MATTEO CORSINI

Da amante della auto classiche, non sono mai stato ammaliato dalla retorica che circonda i veicoli a batterie, nonostante siano da qualche anno un must del politically correct di stampo sinistrorso. Anzi, a maggior ragione per questo. Ovviamente i gusti sono individuali, per cui ognuno è libero di preferire le auto elettriche. In un contesto di libero mercato, il successo di un prodotto è determinato unicamente dalle preferenze rivelate dei consumatori dello stesso.

Il problema sorge quando interviene lo Stato, che pretende di incentivare certi comportamenti e di disincentivarne altri. Nel caso dell’auto elettrica, ciò si concretizza, da anni, in sussidi a favore tanto di chi produce, quanto di chi acquista vetture elettriche, che restano comunque accessibili per lo più a chi non ne ha realmente bisogno per lunghi e quotidiani spostamenti.

Una utilitaria con motore a combustione interna può essere acquistata, nuova, per circa 10mila euro. Per comprare un modello simile a batterie si spende il triplo, nonostante le distorsioni governative. Evidentemente un livello di prezzo al di fuori della portata di molti. Per non parlare dei tempi di ricarica, della durata delle batterie e di altri inconvenienti che, a oggi, fanno delle vetture elettriche un prodotto con un mercato di nicchia. Peccato che gli Stati, spinti dall’ondata di ambientalismo sinistrorso e sovente ipocrita, foraggino per l’appunto produttori e acquirenti di auto elettriche, a spese di tutti gli altri, compresi coloro che si spostano solo a piedi o in bicicletta.

Simbolo della “rivoluzione” elettrica è indubbiamente Elon Musk, fondatore di Tesla. Da molti considerato un genio, per me è indubbiamente persona brillante e creativa, ma dopato da soldi dei pagatori di tasse di mezzo mondo. Nel corso degli anni Musk ha più volte mancato il raggiungimento dei risultati annunciati, ma finora continua ad avere credito e Tesla capitalizza più delle case automobilistiche che fanno utili e macchine con un mercato non dopato (o meno dopato).

Rimandando ai frequenti post di Eric Peters (recensore libertario americano di automobili) per approfondimenti, segnalo una delle ultime uscite di Musk, il quale, riferendosi alla guida autonoma, ha dichiarato:

  • “Ho fiducia che avremo la funzionalità del livello cinque di autonomia già quest’anno.”

Peccato che abbia già dichiarato cose del genere in passato, anche se poi la cronaca di tanto in tanto riporta i racconti di incidenti mortali perché le Tesla a guida autonoma non sono abbastanza autonome. Non a caso, chi inserisce il “pilota automatico” è comunque tenuto (la casa lo scrive a caratteri piccoli, ma lo scrive) a essere pronto a prendere in mano i comandi. Ergo, inserisci la guida autonoma, ma devi essere pronto a guidare. Sarò limitato, ma allora tanto vale guidare e basta.

Tuttavia, lo ripeto: se non fossero usati soli dei pagatori di tasse e proprietari di auto a combustione interna per foraggiare Tesla e i suoi (non sufficientemente numerosi) clienti, non avrei nulla da eccepire. In sostanza, a prescindere che la guida delle Tesla sia autonoma o meno, dovrebbe esserlo l’azienda dai soldi estorti ai non clienti.

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