di LEONARDO FACCO
Come è possibile che Paul Krugman, notoriamente democratico, e Donald Trump si trovino d'accordo? Semplice, grazie al protezionismo.
Nell'aprile del 2016, l'econometrista Keynesiano scrisse: “Ma tanti, troppi detrattori di Trump scelgono apparentemente di contestarlo su qualcosa che in realtà non è vera, e cioè che una svolta protezionistica provocherebbe la perdita di moltissimi posti di lavoro. Mi dispiace, ma è una tesi che non trova giustificazione né a livello teorico né a livello storico. Il protezionismo riduce le esportazioni mondiali, ma riduce anche le importazioni mondiali, perciò l’effetto complessivo sulla domanda è insignificante”.
Nel giugno del 2018, il presidente americano ha iniziato ad applicare alcuni dazi e a minacciarne di altri.
Entrambi, ovviamente, non hanno alcuna ragione, dato che è proprio la storia economica - a differenza di quel che raccontano i due signori di cui sopra - a metterci in guardia di fronte al pro