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Il g20 nega la guerra delle valute, ma la svalutazione competitiva c’è

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di REDAZIONE Il G20 di Mosca, il primo sotto la presidenza russa, spegne il principio d'incendio della cosiddetta 'guerra delle valute', negata finora da tutti i big delle principali istituzioni finanziarie internazionali, da Draghi (Bce) a Lagarde (Fmi). Ma dribbla la questione della riduzione dei deficit pubblici, spianando la strada ad un possibile allentamento del rigore delle politiche di bilancio per fronteggiare una crescita globale ''ancora troppo debole'', con una ''disoccupazione inaccettabilmente alta in molti Paesi''. Nel comunicato finale di sei pagine, elaborato all'ombra delle mura del Cremlino dopo due giorni di lavori dei ministri delle finanze e dei governatori centrali delle 20 economie piu' forti del mondo, non ci sono ricette concrete per la ripresa salvo l'impegno a evitare il protezionismo e le svalutazioni competitive ma le linee di un programma da lanciare al summit del G20 a San Pietroburgo all'inizio di settembre. Il mantra e' sempre lo stesso: riforme str
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