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Il libertarismo è l’antibiotico contro il parassitismo

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di GUGLIELMO PIOMBINI

“Ci sono libri da prendere in mano quando si ha bisogno di darsi la carica, di motivarsi, di infondersi più determinazione. “Nemico in pubblico. 6 discorsi contro il potere e una conclusione” di Leonardo Facco (MiglioVerde Editore, 2017, p. 114, € 10,00) è uno di questi.

Il leader del Movimento Libertario ha raccolto sei suoi discorsi pubblici che scandiscono altrettanti momenti importanti della sua più che ventennale attività di diffusione delle idee di libertà. Il filo conduttore in questi interventi, che tracciano anche una sorta di bilancio, è quello dell’importanza di conservare non solo il rigore nelle idee, ma anche la coerenza tra le idee e i comportamenti: atteggiamento sicuramente non facile, dati i continui adattamenti e cedimenti che la vita quotidiana ci richiede, ma che in una certa misura può essere perseguito anche a costo di qualche sacrificio o rinuncia.

Se la libertà, tra mille traversie, riesce a fare qualche passo in avanti lo si deve non solo a infaticabili promotori di buone idee, ma soprattutto grazie a chi di quelle buone idee è un esempio in carne e ossa, afferma Facco facendo proprie le parole di un grande maestro non solo di pensiero ma anche di vita, Ludwig von Mises: «Non mi pento della mia intransigenza” e vado orgoglioso di non aver accettato compromessi al ribasso» (p. 7). I buoni pensieri non mancano, ma a latitare sono le buone gambe su cui farli camminare perché, come diceva Gandhi, “sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni”.

Sono questi i motivi per cui gli obiettivi polemici dell’autore non sono solo gli statalisti e i socialisti («Io disprezzo il socialismo, perché arricchisce gli incapaci coi soldi dei poveri», p. 9), ma anche i “liberali pragmatici” che hanno ceduto alle lusinghe del Leviatano, rinunciando alla coerenza di vita in cambio di qualche prebenda o poltrona; oppure gli imprenditori, meglio dire prenditori, che ringraziano e riveriscono, magari in televisione, questo o quel governante, quando ogni autentico imprenditore sa bene «che la casta è sua nemica, rappresenta il peggiore dei ladri e può distruggere arbitrariamente ciò che lui crea» (p. 10). Ma il disprezzo maggiore è riservato alla passività dell’italiano medio, della persona “perbene” che si è ormai abituata a piegare la testa di fronte a qualsiasi abuso di potere, e a non reagire ai continui oltraggi a quel poco che resta della libertà individuale, accettandoli come eventi normali e inevitabili.

Purtroppo, osserva Facco, la democrazia ha inoculato negli uomini e nelle donne il virus del parassitismo. Anziché stare tra esseri capaci ed orgogliosi di vivere e scambiare su base volontaria, in democrazia ci si riunisce in bande, i partiti politici, che si contendono il bottino estorto attraverso le tasse ai produttori. Le elezioni servono a stabilire qual è la gang che ha diritto alla fetta maggiore di denaro “pubblico”, posti e sinecure per i propri membri e sostenitori.

Il libertarismo rappresenta il contrario di tutto questo. Il libertarismo, spiega Facco con parole appassionanti, è una filosofia eccezionale, rigorosa, in anticipo sui tempi. È l’avanguardia del libero pensiero, la pillola rossa di Matrix che non tutti sono disposti a ingoiate, l’antibiotico contro il parassitismo. L’obiettivo dei libertari è dunque quello di promuovere nell’opinione pubblica la delegittimazione dello Stato e persuadere più gente possibile a fare altrettanto, facendo comprendere quanto eroico sia il comportamento di ogni individuo che, a modo suo, si spende per difendersi dall’aggressione statale: «È il signor Brambilla, l’uomo produttivo, che dobbiamo convertire alla nostra causa, facendogli capire che essere governati significa solo essere guardati a vista, spiati, controllati, censurati, comandati e, soprattutto, tassati. In sintesi, va detto al Brambilla che è uno schiavo senza saperlo» (p. 29).

A questo scopo Facco ha predisposto un decalogo per l’uomo libero, una condotta di vita al quale si attiene. L’individuo libero non cerca mai consenso della massa, e quindi non vota, non si candida e non considera legittimo nessun governo; vive esclusivamente per la sua opera; non aggredisce mai la proprietà di un altro individuo; ha il diritto di stare con chi più gli aggrada; si sente obbligato solo in forza di un contratto con altri individui; difende legittimamente il frutto del proprio lavoro, anche attraverso l’evasione fiscale; difende legittimamente la propria vita, senza aspettarsi che sia lo Stato, il monopolista della forza, a pensare al suo bene e alla sua incolumità; non crede nella legge positiva o nella legislazione, ma nel buon senso, nelle consuetudini e nelle regole del buon padre di famiglia; vive pacificamente ignorando lo Stato; è intollerante con gli intolleranti.

C’è un’utile insegnamento finale che possiamo trarre dai discorsi raccolti in Nemico in pubblico, che coincide in larga misura con quanto suggerito da Leonard Read nella sua classica lezione del 1965 “How to Advance Liberty”. Non serve ripetere con insistenza degli slogan a chi non è interessato o non vuole ascoltarli, perché nessuno può avere accesso alla mente altrui, fino a quando l’altro non lo permette. Per promuovere la libertà è meglio lavorare sull’unica persona che possiamo realmente migliorare: noi stessi. Possiamo imparare di più sulla filosofia della libertà, sulla teoria economica, sulla storia. Possiamo perfezionarci nella scrittura o nell’oratoria, per trasmettere agli altri quello che abbiamo imparato. L’unica forza che trasforma l’ostilità e l’indifferenza in accettazione è il potere dell’attrazione.

Poiché ci miglioriamo giorno dopo giorno, spiegava Read, saranno gli altri ad essere attratti da noi, e ci saranno sempre più persone interessate a leggere quello che scriviamo e ad ascoltare quello che abbiamo da dire. L’importante è continuare a comunicare le idee con costanza, coerenza e integrità personale, come ha fatto Ron Paul negli Stati Uniti, che in politica non ha mai cercato il facile consenso. L’esempio personale è più efficace delle belle parole. I cristiani, ricorda il sociologo Rodney Stark nei suoi importanti studi sull’espansione del cristianesimo nei primi secoli, attirarono tra le loro file innumerevoli persone, malgrado le persecuzioni, grazie alla loro coerenza e ammirevole condotta di vita.

In questi vent’anni, a dispetto di tutto, anche le idee di libertà hanno fatto grandi passi avanti, in Italia e nel mondo. Esistono più persone oggi che conoscono, seguono e diffondono il pensiero libertario, anarco-capitalista o della scuola austriaca rispetto ad ogni altro periodo del passato. Prima o poi verrà il momento in cui molti statalisti cadranno nel discredito personale e intellettuale per le loro azioni e affermazioni, e a quel punto i libertari raccoglieranno i frutti di quanto hanno saputo seminare.

IL LIBRO, AUTOGRAFATO E STAMPATO IN UN NUMERO LIMITATO DI COPIE, È ORDINABILE ALLA LIBRERIA DEL PONTE.

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2 COMMENTS

  1. Trovo due punti che non comprendo a fondo, e mi sembrano quindi contraddittori a prima vista:
    1. se si afferma che l’individuo libero non vota, non si candida, Ron Paul viene citato a che proposito?
    2. Si cita Gandhi e la sua memorabile distinzione tra le perle finte delle parole e gli effetti delle azioni; allora che senso ha dire che si può solo seminare idee e aspettare una futura, probabile attrazione di chi oggi invece è diffidente, contrario o solo disilluso?
    Grazie per un possibile chiarimento.

    • Ron Paul è un’eccezione che conferma la regola che il libertarismo non arriva grazie al voto democratico. Egli, ne è la testimonianza ed è – a mio parere – uno straordinario e coerente personaggio che ha usato (da leader) il sistema elettorale per diffondere l’anarco capitalismo, senza mai cedere (come ha fatto suo figlio) al politicamente corretto.
      Su Gandhi credo tu abbia interpretato male le sue parole. Lui dice che le idee sono perle false di una collana se non vengono messe in pratica dagli uomini. E qui c’è il vero senso del libertarismo per come lo intendiamo io e Fidenato, che col Movimento libertario abbiamo dato sostanza alle buone idee e le abbiamo messe in pratica attraverso azioni di disobbedienza civile e fiscale.
      Spero di aver risposto ai tuoi dubbi.
      Buona giornata.

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