di GIORGIO GARBOLINO
L'Italia ha un pregio: anche quando si esalta nel suo nazionalismo non spaventa i vicini. Preoccupa i sudditi, ma si sono abituati: è talmente grande la distanza che separa il sentire della gente dai riti patriottici, che sfilate militari e inni hanno effetti controproducenti. La gente li accoglie, nella migliore delle ipotesi, con la condiscendenza che si riserva alle manifestazioni folcloristiche paesane. Ma è un errore sottovalutare il nazionalismo. Oltre che profondamente immorale, ha portato sempre e solo a terrificanti tragedie: guerre feroci e regimi dispotici.
Quando uno stato si dichiara “nazione”, la degenerazione autoritaria e bellicosa è inevitabile. Il nazionalismo (o il patriottismo, che è solo un suo sinonimo) è molto peggio che “l'ultimo rifugio di un farabutto”: è la giustificazione ideologica dello stato totalitario. Finita la sacralità del re, lo stato ha inventato la sacralità della “nazione”, con cui pretende di identifi
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