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Il “new deal” europeo è solo una cantonata keynesiana

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di MATTEO CORSINI “Dijsselbloem sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmente. Non comprende che la questione non sono i vincoli di bilancio, ma il fatto che l'Europa è in mezzo a sfide difficilissime, la prima delle quali è una chiarissima disaffezione dei cittadini e ha necessità di fare un grande piano di investimenti per trasformarla e serve un new deal a livello europeo”. Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, se l’è presa con il presidente dell’Eurogruppo nonché ministro delle finanze olandese, reo di aver ricordato che in nome delle politiche fiscali espansive (ovvero dell’aumento del deficit) non è bene violare i trattati liberamente sottoscritti. Dijsselbloem potrà risultare antipatico ai più, ma non credo abbia preso una “gigantesca cantonata”, avendo detto in realtà una cosa ovvia (o, quanto meno, che dovrebbe essere ovvia). Nessuno dubita del fatto che l’Europa sia “in mezzo a sfide difficilissime”,
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1 COMMENT

  1. Calenda non conta un tubo, quel che dice non ha valore alcuno, è aria ad un sistema fonatorio scollegato dai centri del linguaggio posti nella corteccia cerebrale.
    Sparirà nell’oblio politico alle prossime elezioni.

    L’unione europea è un guazzabuglio in lento disfacimento.
    I debiti pubblici rimangono debiti, e la miseria privata avanza.
    E la politica affastella guai su guai, danni su danni, spese inutili su spese inutili, tasse su tasse.

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