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Il quasi “colpo di stato” per limitare i nuovi alle elezioni

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di GIANLUCA MARCHI Il nostro collaboratore Daniele V. Comero, nel recente convegno che abbiamo tenuto all'Hotel dei Cavalieri di Milano, l'ha definito un "colpo di mano". Se volessimo essere anche più espliciti, potremmo bollarlo quasi come un "colpo di Stato" sui generis, complice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Stiamo parlando delle indizioni delle elezioni politiche nazionali per il 17 o al massimo per il 25 febbraio: meno di due mesi di tempo e, quindi, pochissimi giorni per raccogliere la montagna di firme (con l'annesso e connesso delle procedure bizantine perché siano valide) necessarie a supportare la presentazione di un simbolo e le relative candidature. Attenzione, però: le firme sono necessarie solo per i movimenti e i partiti politici non rappresentati in Parlamento. Questi ultimi, infatti, non devono fare nessuno sforzo e possono dedicarsi da subito alla campagna elettorale. Tutto questo è previsto da quella immonda legge che si chiama Porcellu
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