di EUGENIO CAPOZZI
Il discorso di Gianni Infantino alla conferenza stampa di apertura dei mondiali del Qatar è l'apoteosi, e nello stesso tempo il rovinoso harakiri, del politically correct applicato allo sport di cui la FIFA ha cercato, con risultati imbarazzanti, di ergersi a paladina.
Si arrampica sugli specchi per difendere l'idolatria delle "minoranze" (multiculturalismo, agenda Lgbt) dalle sue contraddizioni insanabili, tenendo insieme fondamentalisti islamici, migranti e gay. E soprattutto si sforza di difendere la sua organizzazione dalle critiche alla scelta di aver venduto i mondiali a un regime di tiranni miliardari fondamentalisti retto dal lavoro semi-schiavistico di un numero di immigrati dieci volte superiore alla popolazione locale, sostenendo che quel regime è stato un grande benefattore.
Come poteva cercare di rendere credibili tali patenti assurdità? Semplice. Ricorrendo all'arma retorica decisiva del politicalcorrettismo: l'odio dell'Occidente per se ste
Rovinoso harakiri? No, perché funziona perfettamente ai fini del consenso delle masse politicamente corrette. La battaglia delle parole i cialtroni la vincono sempre. Noi siamo qui a illuderci delle presunte rovine delle loro contraddizioni.