di ROMANO BRACALINI
Il compagno Pietro Ingrao compie cento anni, a dimostrazione che i rimorsi e gli errori di una vita sbagliata non sono di gran danno per la salute. Ma gli auguri che gli verranno dalla sua parte politica lo convinceranno d’aver servito la causa con coerenza e convinzione e probabilmente crederà di non aver nulla da farsi perdonare. Non fece ammenda nemmeno quando cadde il fascismo di cui era stato un solerte e appassionato seguace e stracciata la tessera del fascio prese quella del PCI, come fecero tanti camerati presto rigenerati nel PCI senza cambiare d’una virgola l’abito mentale e la vocazione totalitaria.
Ingrao che è nato nel 1915, aveva 19 anni quando partecipò alla prima edizione dei littoriali che si svolgevano a Firenze, in onore di Pavolini; Firenze città fascistissima aveva il più alto numero di aderenti al partito fascista. Pietro Ingrao, in divisa del GUF (Gruppi universitari fascisti), fez e stivaloni, si qualificò terzo in dottrina
Altro preclaro esempio di arcitaliano …
La categoria del “rieccolo” di fanfaniana memoria (copyright Indro Montanelli)
Perfetto ritratto di un uomo privo di qualità che ha fatto carriera grazie all’opportunismo.
L’articolo che rievoca la “coerenza” di questi gentiluomini ad un certo momento tira in ballo, a ragion veduta, anche Pietro Ingrao.
Un vecchio amico, tanti anni fa, mi raccontava di una serata “particolare” vissuta dalla sua famiglia.
Il fascismo non era ancora caduto, ma non gli mancava ancora tanto tempo.
In casa, racconta il mio amico, quella sera si respirava una strana aria di tensione.
Il padre taciturno, la madre preoccupata guardava con occhi apprensivi il marito ed il figlio alternativamente.
Alla fine la tensione venne rotta per lasciar posto ad un fatto che il mio amico Francesco non si sarebbe mai immaginato potesse accadere.
La porta di casa venne abbattuta ed un gruppo di persone, salendo i gradini, a quattro a quattro, arrivarono nella cucina della casa dove i nostri soggiornavano.
Erano i giovani del GUF (Giovani Universitari Fascisti) ed erano arrivati fin lì per una “spedizione punitiva”.
A farla breve, riempirono di botte il padre e alla fine, come da copione lo obbligarono anche a bere l’olio di ricino.
A pochi mesi da questa impresa, caduto il fascismo, il capo di questi infami picchiatori già girava per le piazze della sua regione per magnificare la democrazia.
Questo mio amico, ancora ragazzo, non riusciva a spiegarsi questo rapido cambio di … (ideale?), ragion per cui prese a seguirlo per sbugiardarlo e rinfacciargli i suoi trascorsi “fascistissimi” e l’olio somministrato al padre.
Il personaggio allora lo faceva picchiare dal “servizio d’ordine del partito”; quale partito? … indovinello !!!
Nella breve distanza di pochi mesi il “personaggio” trovò il tempo, ed il “coraggio” di picchiare il padre, da fascista, perché critico con il quel regime e poi il figlio che lo criticava per questo incomprensibile e opportunistico cambio di casacca e la nuova militanza nel PCI.
L’Infame Pietro Ingrao si trova ancora in Parlamento a picchiare, questa volta metaforicamente, tutti gli italiani instaurando la cosiddetta “Dittatura SUL Proletariato.
E tutti i parlamentari di quell’età hanno vissuto una situazione analoga: anche Napolitano ha fatto parte del GUF: ci sarà rimasto qualcheduno vivo da ricordarsi delle “imprese” anche di questo personaggio?
Grazie per la bella testimonianza. Altri due loschissimi figuri di voltagabbana, prima fascistissimi e poi filo-comunisti e “antifascisti”, sono Eugenio Scalfari e Dario Fo.
Caro Guglielmo,
non soltanto Scalfari e Fo hanno fatto parte di quel regime, che se servito, il Regime, da persone oneste ed in buonafede non staremmo ora a denigrare: molti fascisti, alla caduta di quella dittatura si uccisero.
Non si richiede tanto, ma un poco di coerenza, quella sì.
D’Alema, Veltroni, i padri beninteso, furono collaboratori ed esaltatori del passato regime salvo poi diventare acerrimi nemici a “tempo opportuno”.
Ma anche Giorgio Bocca firmatario e sottoscrittore delle “Leggi raziali” fu fascista, ma per il fatto di essere, poi, diventato comunista poté continuare la carriera di scrittore, indisturbato.
Sembra che il fatto di essersi – battezzato – con l’etichetta di quel partito lo abbia reso “immune” da ogni critica anche quella di essere stato razzista.
Chi ha preso il governo del paese dopo la guerra ha potuto fare affidamento su questi “personaggi” umanamente squalificati, ma utili al conseguimento di determinati scopi.
Io la vedo così.
Per cercare di spiegare razionalmente questo “rebus” mi affido alla parola del giornalista Maurizio Blondet che alcun tempo fa ha pubblicato l’origine e lo scopo della fondazione da parte di Karl Marx del Partito Comunista.
Diamogli la parola:
“E il rabbino Baruch Levi così scriveva a Carl Marx nel 1848:
«Il popolo ebraico, considerato nel suo insieme, sarà egli stesso il suo proprio Messia. La sua signoria sul mondo sarà raggiunta mediante l’unificazione delle altre razze umane, la eliminazione delle frontiere e delle monarchie, che sono i bastioni del particolarismo, e mediante l’istituzione di una repubblica mondiale, che accorderà dappertutto i diritti civili agli ebrei. In questa nuova organizzazione dell’umanità, i figli di Israele diventeranno dappertutto, senza incontrar ostacolo, l’elemento direttivo (…). I governi dei popoli compresi in questa repubblica mondiale, con l’aiuto del proletariato vittorioso, cadranno tutti senza difficoltà in mani ebraiche. La proprietà privata verrà soffocata dai dirigenti di razza ebraica, che amministreranno dappertutto il patrimonio statale. Così la promessa del Talmud sarà adempita, cioè la promessa che gli ebrei, venuti i tempi messianici, possederanno la chiave dei beni di tutti i popoli della Terra»
(Revue de Paris, anno XXXV, numero 2, pagina 574).
Lascio a voi giudicare se qui non si preconizza e si progetta la «eliminazione fisica o culturale della diversità e dunque scomparsa di popoli e culture», la più feroce discriminazione razziale, lo sfruttamento del prossimo, la violazione ripetuta dei diritti umani.”
La previsione mi sembra che stia avverandosi con la immigrazione selvaggia della nostra Terra. La cancellazione delle credenze religiose del nostro popolo.
La sottomissione degli interessi degli individui a quelli delle banche: Goldman & Sacks, Rothschild, Morgan & Stanley e altre, tutte in “mano” a quelle persone che il rabbino Levi indicava nella sua lettera, profetica.
Non a caso gli ultimi tre Presidenti dell’Esecutivo, qui in Italia, sono stati nominati dalle banche.
Alcuni sono stati addirittura dipendenti della Goldman & Sacks.
Questo è uno che , in un mondo normale, sarebbe rimasto un mister nessuno.
Invece qui si è permesso il lusso di fare il comunista.
A spese altrui, beninteso.