di CARLO MELINA
Non so voi, ma io non credo nella giustizia terrena. Non credo nel diritto positivo, che esclude ogni riferimento a un bene superiore e trascendente (cfr. Giustizia veneta. Lo spirito veneto nelle leggi criminali della Repubblica, E. Rubini, Filippi, Venezia, 2004), che non si cura della consuetudine e della buona fede, che se ne sbatte della morale condivisa, che priva il giudice dell’arbitrium (che non significa arbitrio, ma facoltà di interpretare attraverso criteri equitativi le norme scritte, incapaci di rappresentare i casi della vita o soddisfare le parti - quante sentenze “giuste” ricordate?).
Figuratevi se credo alle intercettazioni e ad Ingroia, che, tuttavia, da quando è riuscito ad intercettare Napolitano, per quanto mi riguarda, è assurto nell’Olimpo degli dei. Premetto che non ho approfondito la questione, che la trattativa Stato-mafia non mi interessa, almeno non nei termini in cui è affrontata nell’inchiesta (lo Stato italiano è nato
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