di CRISTIAN MERLO
Come ho avuto modo di scrivere in questo precedente articolo, la situazione italiana è ancor più aggravata dalla particolare tipologia di rapporti finanziari che intercorrono tra lo Stato (finanza centrale) e i vari enti territoriali (finanza locale). Cioè a dire, questi ultimi non godono di autonomia finanziaria propria, ma per il finanziamento delle spese di competenza devono sostanzialmente dipendere dalle risorse (i) esatte in loco dal governo centrale sulla base di criteri e modalità spesso inintelligibili, (ii) intermediate dallo stesso sulla scorta di principi ancor più discutibili, ed infine (iii) retrocesse ed allocate in funzione della propensione al soddisfacimento di logiche di redditività alquanto sui generis. Parecchio di quanto verrà distribuito sul territorio dipenderà, infatti, dalla abilità della classe dirigente locale nel promuovere e nel consolidare processi premianti, di per sé altamente remunerativi, emergenti dalla fluidità di un
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