di GIANMARCO LUCCHI
I fatti che emergono in queste ore intorno alle vicende Finmeccanica (dove il governo sembra essere inerme, cioè non prende decisioni pur essendo questa un'azienda pubblica e pur essendo nell'occhio del ciclone da mesi e mesi) non fanno che confermare la sensazione generale dell'Italia come patria della corruzione. Con conseguenze devastanti: non solo i costi, enormi, che fanno perdere competitività al Paese: 60miliardi di euro all'anno quelli diretti, calcolati dalla Corte dei Conti. Una riduzione dei tassi di crescita delle imprese, che va dal 25 al 40%. Ancora: le classifiche che, per la corruzione percepita, collocano l'Italia accanto a Ghana e Macedonia, e gli indici di percezione da parte dei cittadini, vicini al massimo per la politica. Numeri drammatici, solo in parte bilanciati dalle statistiche giudiziarie, che, riferite alla parte emersa del fenomeno, segnano invece un andamento discendente. E' il quadro tracciato, in 400 pagine, dal 'Rapporto dell
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