di LEONARDO FACCO
C'era un tempo in cui il giornalismo americano, o anglosassone in generale, veniva considerato un esempio mondiale nel patetico, e corrotto, mondo dell'informazione. C'era una volta l'America in cui il Premio Pulitzer era considerato la maggiore onorificenza della categoria. Erano gli anni in cui se dicevi "Watergate" pensavi immediatamente a due bravi cronisti (Bob Woodward e Carl Bernstein) che grazie ad un'inchiesta hanno sputtanato un presidente, costretto poi a dimettersi.
Oggi, se pensi ai presidenti e agli scandali, ti viene in mente Trump e il "Russiagate", ovvero ad una montatura assoluta messa in piedi da scribacchini pro-Clinton e Obama. Ciononostante, questa masnada di leccaculo con il tesserino da "reporter" in tasca si lamentano - come fossero una Giovanna Botteri qualunque - del fatto che "la fiducia nei media, nei giornali e in televisione sta raggiungendo il suo punto più basso".
https://www.youtube.com/watch?v=wxZhxp95sWg
A dirlo è stat