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Spendono e continuano a promettere pasti gratis

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di MATTEO CORSINI

L’attività principale di chiunque chiede di essere (ri)votato, si tratti di un comune di poche centinaia di anime o del governo del Paese, consiste nel promettere pasti gratis a uno o più gruppi di interessi, senza dire, o dicendo in modo vago, chi dovrebbe pagare il conto.
Di recente il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha tratto ispirazione da iniziative spagnole e tedesche per lanciare anche per il suo comune l’idea di rendere gratuito il trasporto pubblico.
  • Penso che sia possibile trovare delle risorse per fare quello che sta facendo la Germania e la Spagna e realizzare un investimento forte per avere la gratuità o quasi del trasporto pubblico, dei treni, degli autobus durante l’autunno, quando ci saranno le scuole che riaprono, per dare un aiuto concreto ai lavoratori, alle persone con i redditi più bassi, e si dà un contributo alla lotta per il mutamento climatico.”
In un colpo solo si farebbero contenti lavoratori e pensionati, oltre ai seguaci di Greta Thunberg. Sarebbe un investimento, ovviamente. Magari di quelli da non conteggiare nel deficit, se solo la Commissione europea lo consentisse. Secondo Gualtieri, “lo Stato investe, abbiamo risorse che si possono utilizzare per il buon andamento delle entrate fiscali, non è necessario fare uno scostamento né aumentare le tasse.”
A prescindere da ciò che si pensa della proposta, il problema è che le entrate fiscali potrebbero presto essere inferiori al previsto, e sicuramente il loro “eccesso” è temporaneo. In teoria dovrebbe esserlo altrettanto la gratuità del trasporto pubblico, ma è difficile che qualcosa del genere resti provvisorio, soprattutto in Italia. Peraltro a Roma non pare che ATAC brilli per incasso da biglietteria, e in effetti i suoi bilanci grondano sangue senza soluzione di continuità. Di tutt’altro avviso il sindaco di Milano, pur appartenendo alla stessa area politica.
  • Sono totalmente contrario all’idea di un parziale trasporto pubblico gratuito. È un servizio che a Milano costa 600milioni all’anno e i soldi non scendono dalla pianta. Se non lo facessimo pagare da chi lo utilizza andrebbe scaricato sulle tasse dei cittadini“, ha detto Giuseppe Sala.
Il quale, però, ha poi aggiunto che è “un ragionamento che si può fare se il governo la finanzia“, pur ribadendo le sue perplessità. Probabilmente Sala, la cui prima dichiarazione è ineccepibile, non ha voluto essere troppo categorico di fronte all’idea (balzana) del collega di Roma, sempre della stessa area politica.
Il fatto è che se i soldi li mettesse il governo, significherebbe che a pagare il conto sarebbero tutti i pagatori di tasse e non solo quelli locali. Ma tant’è. Resta il fatto che la proposta di Gualtieri conferma, per chi ancora avesse dei dubbi, che ogni euro di entrate superiori al previsto non sarà mai destinato a riduzione delle tasse, bensì a maggiore spesa, magari strutturale.

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