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La grande sfida di trump non verrà vinta col protezionismo

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di GERARDO COCO Meno male che il 45° presidente americano si chiama Donald Trump. Un presidente non allevato come i predecessori in un partito, è uno che nella vita ha lavorato, sa come funzionano le cose e, proprio perché non proviene dalla politica, non deve ricambiare favori a nessuno. E’ per questo motivo che l’establishment lo detesta. Trump ha capito la cosa fondamentale: la politica è una palude da ripulire a fondo e nel discorso inaugurale ha voluto sottolineare che la sua elezione non ha avuto nulla a che vedere con il rituale del trasferimento di potere tra partiti, i soli a prosperare nella palude mentre le fabbriche chiudono e i posti di lavoro evaporano. La sua elezione, ha affermato, è il trasferimento dei poteri al popolo. Parole da abile populista, si dirà, ma è un fatto che Trump oggi esiste per i danni enormi commessi dalla sinistra progressista, il più grave dei quali è aver ignorato la classe lavoratrice. La creazione di posti di lavoro o riportar
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2 COMMENTS

  1. Tutto bello però se nel mio paese si pratica una politica sociale positiva e nel paese mio concorrente no, la guerra commerciale l’ho persa senza remissione. Il resto sono solo chiacchiere!

  2. Secondo me non fa una grinza.
    E la terapia si attaglia perfettamente anche a quel fosso intasato che è l’italia.

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