di STEFANO MAGNI
Yulia Tymoshenko rischiava di lasciarci la pelle, nel carcere di Kachanivsky, Kharkov, Ucraina orientale. Malata da mesi, con dolori alla schiena e difficoltà respiratorie, ha rischiato di essere uccisa da alcune medicine passatele dalle autorità carcerarie e poi dal ritardo dei soccorsi. Avvelenamento? Forse, ma basta l’incuria per mandare all’altro mondo una persona. La Tyomoshenko è una sorvegliata speciale: una telecamera la fissa 24 ore su 24. Ma per “accorgersi” che stava morendo, in seguito all’assunzione dei medicinali, la sua compagna di cella ha dovuto prendere a pugni la porta per farsi sentire dalle guardie. I soccorsi sono arrivati solo dopo più di 20 minuti. E’ questa la ricostruzione che è stata fatta dall’avvocato della ex premier ucraina, Serhy Vlasenko. Secondo Oleksandr Turchynov, braccio destro della Tymoshenko nel movimento Opposizione Democratica, si è trattato di un tentativo di avvelenamento. E’ dello stesso parere anche
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