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Laddove la fede in Dio è salda, non c’è bisogno di uno “Stato-dio”

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di MARIETTO CERNEAZ Una delle critiche più incisive che vengono rivolte a chi ritiene lo Stato indispensabile, indiscutibile e insostituibile è il fatto che ragionando in questo modo ha trasformato lo Stato in un "Dio" pagano, ovvero lo statalismo in una religione, ovvero la sua ideologia in fede. Tra i più critici in tal senso, ci sono proprio i cristiani, ovvero coloro che da duemila e passa anni credono in Dio, nella religione che lo celebra, nella santissima trinità e in ogni altro precetto di fede. E molti libertari, ovvero individualisti antistatalisti, sono cristiani. La domanda che qualcuno, sensatamente, pone è: Non è forse una contraddizione che chi adora un Dio trascendente se la prende con chi adora un "Dio laico" come lo Stato e che in fondo è mosso da uno stesso fideismo? La domanda, acuta, tocca un nodo filosofico importante: il rapporto tra fede religiosa e fede politica, tra il credere in Dio e il credere nello Stato. Apparentemente, un cristiano libertario
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