di ALBERTO LEMBO
Lo “spazio di libertà, sicurezza e giustizia” promesso ai nostri popoli dai Trattati dell’Unione Europea presenta sempre più aspetti negativi man mano che si traduce, nel suo sviluppo applicativo, in ricadute sugli individui, componenti base dei vari popoli trascinati nell’Unione dai governi degli Stati nazionali.
Se “libertà” per un popolo significa poter mantenere la sue caratteristiche culturali, tutte quelle particolarità o diversità che ne fanno un unicum nel contesto degli altri popoli, queste libertà dovrebbero essere protette e garantite anche nei rapporti sovranazionali. E’ evidente che più queste particolarità sono forti e radicate, più un popolo si presenta come una realtà organica e non come un agglomerato casuale di soggetti viventi su un particolare territorio.
Oggi queste realtà costituite da tradizioni, usi, lingua, cultura, forme interne di libera aggregazione sociale (chiamatele, se volete, corpi intermedi o fueros)