di STEFANO MAGNI
Vedere di persona il teatro di guerra della Georgia, a quattro anni suonati dal conflitto con la Russia (agosto 2008) può risultare molto istruttivo. Allora, in Italia, c’era il governo Berlusconi. Il quale non aveva esitato a definire il presidente georgiano (democraticamente eletto) un Saddam Hussein del Caucaso. Salvo poi vantarsi di averlo “salvato” mediando fra Putin e l’Unione Europea. La guerra in Georgia è stata vista con distacco da un’opinione pubblica italiana distratta dall’estate e dalle Olimpiadi. Benché l’Italia faccia ancora parte della Nato, l’unica versione che è passata nei nostri media, è, paradossalmente, quella ufficiale della Russia. Quei pochi che se ne interessano, dunque, sono convinti che un Saddam Hussein locale, chiamato Mikhail Saakashvili abbia, di punto in bianco, aggredito una regione autonoma e separatista (l’Ossezia), causato 1500 morti in meno di 12 ore e provocato un contrattacco russo, volto a proteggere l
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