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L’italia non puo’ crescere con le riformicchie. e’ un paese da rifare

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di FABRIZIO DAL COL

italia da rifareLa nuova legge elettorale – il cosi detto Italicum – che doveva essere approvata entro il mese di febbraio 2014, è stata “parcheggiata” nella commissione in attesa di essere modificata e ridiscussa alle Camere.  L’ex  Sindaco di Firenze, ancora prima delle elezioni, ne aveva fatto una vero e proprio mantra e non passava giorno senza che la menzionasse, anzi, baldanzosamente affermava che si sarebbe portata a casa addirittura prima delle europee, e invece ora come ora l’Italicum è in alto mare. Passata solamente alla Camera il mese scorso e adesso incardinata a Palazzo Madama, la legge, scaturita dal  patto del Nazareno tra lo stesso Renzi e il leader di Forza Italia Berlusconi, rischia ora di slittare a dopo l’estate a causa delle divisioni sulle riforme istituzionali, in particolare per quanto riguarda il Senato.

Le frizioni all’interno dei due principali partiti che si auto sostengono a vicenda, PD e FI, sono solo commedie volte al fine di controllare che la suddetta legge possa rimanere  ancorata alle vecchie logiche. Queste continue dilazioni mettono però a rischio la tempestiva approvazione dell’Italicum, visto che è stato lo stesso Renzi a voler anteporre alla nuova legge elettorale la riforma del Senato, recependo peraltro una richiesta che veniva dal suo stesso partito. Non è un caso se Renzi, proprio ora, cominci a pensare ad una maggioranza che si costituisca di volta in volta per ogni riforma. Il tutto è  confermato dal capogruppo PD Luigi Zanda: “Le riforme devono avere più interlocutori possibili ed è importante quindi che anche i grillini siano della partita”.

Nella sostanza, fino ad oggi nessun provvedimento di una certa importanza è ancor stato approvato, e i rinvii, come gli accumuli dei decreti, appaiono ormai all’ordine del giorno. Proprio oggi, nell’intervento per l’insediamento alla guida del semestre europeo, il Premier Renzi ha detto:  «Senza crescita l’Ue non ha futuro» che non è altro che una grande verità, se non fosse che il presidente del FMI Christine Lagarde ha già fatto sapere che “non si può tornare al mondo prima della crisi. Il ‘nuovo normale’ sarà differente”. In pratica  è come se avesse detto: questa è la crescita, ed è l’Italia, come altri, che devono pensare come crescere. Ma  chi si ostina a TITALICcredere che il Paese Italia possa tornare a crescere con queste riforme è solo un illuso, Infatti, sono di più i provvedimenti di carattere prettamente amministrativo che le leggi importanti finalizzate a modificare l’assetto dello Stato, quando invece la priorità dovrebbe essere quella di mettere in campo la madre di tutto delle riforme : la riforma dell’ intero Stato italiano, che è rimasto ancora oggi centralista e unitario, quando  deve competere in Europa con la maggioranza degli stati federali. Renzi, con i suoi primi decreti legislativi ha invece  centralizzato alcune normative che erano di competenza degli enti locali, e il tutto  per evitare che i loro sprechi possano dilagare. Insomma, invece di risolvere il problema alla radice con una grande riforma della “forma dello Stato”, si è preferito aumentare la burocrazia e la centralizzazione del Paese. I cosìddetti Piigs, ovvero quegli stati che da sempre sono stati considerati come il “ventre molle” dell’intera Europa, sono ormai arrivati allo stremo e non è un caso se proprio in questi giorni la Spagna, che aveva chiesto gli aiuti alla Ue, sia costretta  a “rapinare” i suoi Cittadini con la tassa sui depositi.

 Concludendo, è vero che la Ue non ha futuro, ma è anche altrettanto vero che  i popoli europei sono già in rivolta, e lo sono pure con i propri governi, che continuano a rimanere sordi alla loro voglia di libertà e di indipendenza.  Insomma, quella che deve nascere è l’ Europa dei popoli  indipendenti e liberi, e non un nuovo stato centralizzato governato da “monarchi”.

Fabrizio Dal Col

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3 COMMENTS

  1. La gente dovrebbe guardare ai numeri, senza ascoltare le fregnacce che politici e amministratori propinano ogni giorno.
    L’ignoranza è peggio del cancro.

  2. Leggevo che il costo delle varie aziende partecipate statali si aggira sugli 80 miliardi, più o meno la spesa per interessi sul debito. Perché non si chiudono? Perché sono un parcheggio per politici trombati, parenti e raccomandati vari.
    80 miliardi dalle pertecipate, 80 miliardi dichiarando il default subito come suggeriva il professore di Economia Colombatto, fanno 160 miliardi su 800 di spesa, il 20%.
    Poi si possono licenziare quel milione di dipendenti pubblici in più, eliminare tutte le pensioni a cui non corrispondono i contributi versati, sociali, babypensioni, pensioni d’oro ed anche quelle pubbliche exInpdap, visto che lo Stato non versava. Si possono privatizzare o chiudere tutte quelle aziende più o meno statali o che in un modo o nell’altro ci vengono a costare, ferrovie, poste, Alitalia. Si possono eliminare tutti i privilegi e gli sprechi, le 600.000 auto blu, il quirinale che costa 5 volte Buckingham palace, i parlamentari ed i funzionari pubblici più pagati al mondo, il finanziamento ai partiti, ecc.
    Si può tranquillamente dimezzare strutturalmente la spesa pubblica e quindi dimezzare la pressione fiscale, avere il coraggio di fare quello che fece Margareth Tatcher negli anni ottanta e così far ripartire i consumi e l’economia.
    Si farà? assolutamente no, Renzi, tronfio del 40% di voti è in realtà stato votato da più o meno 8 milioni di persone.
    Su 40 milioni di aventi diritto va a votare il 50%, un partito che prende il 20% dei voti prendo il 20% del 50% di 40 milioni = 4 milioni.
    Sommate i dipendenti pubblici, le false pensioni (sociali, baby, d’oro, false d’invalidità) ed otterrete più o meno 8 milioni di persone. In italia su 60 milioni di persone lavorano in 22 milioni (e temo che vi rientrino i part-time, i precari, quelli che fanno la fame in poche parole) e dei 22 milioni 4 sono pubblici, e quindi mantenuti dai restanti 18 che lavorano sul serio.
    Un partito che provasse a ricostruire l’italia dalle fondamenta e non con rattoppi qua e la, scomparirebbe alle successive elezioni, sostituito da quello di un Cetto La qualunque che come nei paesi excomunisti promettesse il ritorno ai tempi della spesa pubblica facile. In Sicilia ci sono 30.000 forestali, in Piemonte 600. C’è un paesino della sicilia che da solo ha più forestali dell’intero Piemonte, immaginatevi cosa accadrebbe con i tagli: nessuno che riceve lo stipendio, nessuno che spende, il macellaio, il panettiere, il giornalaio che chiudono, le case senza valore, ecc
    L’economia della Padania è in antitesi con quella italiana, quello che va bene per loro, per la loro economia statalizzata ed assistita non va bene per noi, visto che siamo noi a mantenere quella economia.
    Ecco perché nessuno farà nessuna riforma ed ecco perché presto ci sarà il tracollo, il debito pubblico aumenta di 8
    miliardi al mese e nessun indicatore economico è positivo, in poche parole la situazione è insostenibile ma nessuno sa cosa fare o può fare qualcosa.
    Attendiamo e teniamoci stretti i soldi.

  3. l’italia NON è un Paese xkè NON è una Nazione ma un’entità statuale deprekabile, anakronistika ed antistorika …

    naturalmente si potrebbe allargare la lista …

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