di ARTURO DOILO
Chi ha letto "L'economia della proibizione", bellissimo libro di Mark Thornton, sa bene che la guerra alla droga è una costante tra le battaglie condotte dalla politica di ogni Stato, la quale comporta sforzi enormi sia dal punto di vista finanziario, che da quello dello spiegamento di forze, col risultato di aver portato benefici pressoché nulli.
Ciononostante, l'Italia si distingue per essere uno Stato talmente canaglia che in realtà è ben poco interessato a combattere il problema della droga, ma è più interessato, semmai, a farsi pagare le tasse anche dagli spacciatori. Non scherziamo affatto.
Riportano le cronache di Caltanissetta: "Con lo smercio di droga due anni fa avevano guadagnato oltre 50mila euro, ora la Guardia di finanza chiede ai due spacciatori di pagare 20mila euro di tasse sui proventi incassati dall'attività illegale, richiamando l'articolo 53 della Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della
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