di MATTEO CORSINI
Nel dibattito sulla flat tax si è inserito il punto di vista di Enrico De Mita, che considera evidentemente la Costituzione della Repubblica un testo sacro e, per ciò stesso, immodificabile. Oltre che blasfemi tutti coloro che ne mettono in discussione (e non è detto peraltro così nel caso della proposta in questione) i cardini.
Ecco il suo esordio: “Il dibattito che c’è stato, su questo giornale, sull’opportunità di introdurre in Italia la flat tax ha avuto una grave carenza: non ha tenuto conto adeguatamente dei principi costituzionali contenuti negli articoli 2 e 53 della Costituzione. C’è di più. Si è liquidato questi principi come una specie di fisima che affliggerebbe la mente di alcuni italiani. La crisi politica italiana è caratterizzata dalla sottovalutazione dei principi costituzionali come è dimostrato dalla vicenda del referendum costituzionale per fortuna sconfitto dagli italiani”.
Ritenere che la prevalenza del NO al referen
E’ anche strano o assurdo che nell’era della crisi esistano cittadini costretti ad accedere un finanziamento per riuscire a pagare le tasse, nel caso peggiore, il suicidio.
Vivere o pagare le tasse ?
Ovviamente non mi riferisco a chi spreca o vive nel lusso, chi truffa o ruba, ma solo a chi non riesce più a coprire le spese di un minimo vitale. Oggi appare sistemico il fatto di innalzare a dismisura le tasse in maniera tale che il Sistema possa e riesca ad attuare quell’appropriazione che a questo punto ritengo indebita, perpetrata semrpe contro le fasce più deboli. A questo punto sparisce lo Stato e subentra un’azienda privata di avvoltoi.
La Costituzione italiana è stata messa in discussione dagli stessi italiani con il trattato di Osimo, ma lasciamo perdere. Rimane sempre il problema di una costituzione che considera uno ed indivisibile uno Stato che ne ingloba un altro volente o nolente (la Padania?) al quale non è mai stato chiesta opinione al riguardo o si sono fatte votazioni con brogli macroscopici (perché non includere anche la Curlandia o la Tasmania a questo punto? Probabilmente hanno più cose in comune con la sedicente Italia quesi due territori che la Padania, che ha l’unica colpa di confinarci. Comunque se il problema è che le tasse dei padani devono servire a pagare i forestali calabresi o le pensioni sociali in Sicilia o gli stipendi dei magnagreci nella pubblica amministrazione o i deficit sanitari delle regioni delle Due Sicilie non è stato sociale e neppure solidarietà, l’elemosina è sempre volontaria, se no si chiama estorsione o rapina.