di MATTEO CORSINI
Dopo mesi di discettazioni (solo apparentemente) dotte da parte di think tank vari in cui si mettevano in evidenza le sorti orribili del dollaro americano sotto la presidenza di Orange Man, con quelli più vicini (e anche attingenti finanziamenti) all'Unione europea che ne approfittavano per rilanciare il ruolo dell'euro, meglio se nella sua versione digitale (oggi parlare della versione digitale di una moneta fiat è come parlare di AI in tutto il resto, anche se si tratta di stirare un paio di pantaloni) come moneta di riserva principale - dopo mesi di queste discettazioni, dicevo, mi sono trovato per un paio di settimane immerso in un mercato che non è neppure considerato tra quelli di "frontiera" da parte di coloro che parlano in modo (che credono) finanziariamente raffinato.
E ho rilevato, come già mi era capitato in Kirghizistan, che anche nel confinante Tagikistan il dollaro piace ancora, e che l'euro, al di fuori delle capitali, viene di fatto accettat