di ENZO TRENTIN
Jean Jaques Rousseau partiva da due certezze. Una, che la ragione discerne e sceglie la giustizia e l'utilità innocente, e che qualunque crimine ha per movente la passione. L’altra, che la ragione è identica in tutti gli uomini, mentre le passioni, il più delle volte, differiscono. Di conseguenza se, su un problema generale, ognuno riflette in solitudine ed esprime un'opinione, e se in seguito le opinioni sono confrontate tra loro, probabilmente esse coincideranno per ciò che di giusto e ragionevole c'è in ognuna e differiranno per le ingiustizie e gli errori. È unicamente in virtù di un ragionamento di questo genere che si ammette che il consenso universale indica la verità.
Asseriva Simone Weil: «la verità è una. La giustizia è una. Gli errori, le ingiustizie, sono indefinitamente variabili. Così gli uomini convergono nel giusto e nel vero, mentre la menzogna e il crimine li fanno indefinitamente divergere. Poiché l'unione è una forza materiale,
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