di MARINO MARIN
L’unione non fa la forza. Non a Venezia, non nell’anniversario del tremendo xorno del 1797, quando il Maggior Consiglio consegnò la città a Napoleone. Non dopo gli sgambetti, le denunce, i boicottaggi incrociati e il mezzo successo delle amministrative. Non il 12 maggio 2012: divise, ma con voce forte (non tremula come quella dell’ultimo doge), alcune centinaia di veneti hanno manifestato a Venezia.
Prima i fuoriusciti del venetostato.com, con Pizzati e Morosin in testa, a trascinare per la città un pacco firme per Zaia (20.000?) e tante bandiere di “Indipendenza Veneta”, nuovo movimento che si doterà di statuto e organi dirigenti il 27 maggio. Poi i giovani di Xoventù Indipendentista. Bavaglio in bocca, solo un tamburo e rari slogan marciani, per ricordare l’impresa di quindici anni fa, nonostante il veto della questura: chi nomina inneggia ai Serenissimi sarà denunciato.
Seicento, forse qualcuno di meno. Eppure lungo le calli sono sembra
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