di PAOLO L. BERNARDINI
Mi avvio, passeggiatore solitario alla Jean-Jacques – un Rousseau rovesciato, liberale e per questo ancor più solo, perfino nelle società ideali che nella propria mente, e con i propri scritti, concepisce e profetizza – verso Quarto. Attraverso, nella mia Genova immiserita, i quartieri “alti” ancora per poco, ancora un poco. Ho sempre pensato che il lungomare genovese, Corso Italia, fosse di gran lunga più bello dei tanto decantati omologhi francesi, o europei. Ma per carità non evoco il paragone con la Promenade des Anglais, toccata da poco da inaudita sciagura; né mi avventuro a ipotizzar confronti con la bellissima, essenziale passeggiata a mare di Salonicco, lunghissima, e probabilmente percorsa da passeggi, ora, assai più tristi e miseri, perfino dei nostri. Mi incuneo tra le colline e il mare della città che amo e che mi dato la vita.
Che un “Corso Italia” sia prosecuzione ( o anticipazione, a seconda delle prospettive) della storic